Lo schema di decreto legislativo approvato dall’Esecutivo ha elementi di difformità rispetto alla disciplina comunitaria. Perplessità sulle modalità di affidamento del servizio universale, sul suo perimetro e sulle riserve a favore di Poste Italiane.
Senza un Regolatore realmente indipendente e imparziale la completa liberalizzazione dei servizi postali rischia di partire con il freno tirato. Lo scrive l’Antitrust, contestando, in una segnalazione al Parlamento e al Governo, il modello di Agenzia scelto nella bozza di decreto (parere parlamentare n. 313) varato dall’Esecutivo e ora all’esame delle Camere per il parere.
Secondo l’Antitrust il compito di vigilare sul percorso della liberalizzazione del settore postale viene affidato dal decreto a un organismo che, per espressa disposizione di legge, opera al servizio delle Amministrazioni Pubbliche ed è sottoposto ai poteri di indirizzo e di vigilanza di un Ministro, il quale ne definisce anche le funzioni, la struttura organizzativa e le modalità di finanziamento. L’Agenzia non potrebbe così qualificarsi neanche indipendente dagli operatori postali, visto che Poste Italiane, attuale fornitore del servizio universale e in posizione dominante nella gran parte dei mercati interessati, è una società a partecipazione pubblica totalitaria.
Per l’Antitrust il nodo dell’indipendenza e dell’imparzialità è invece cruciale perché il nuovo regolatore dovrà, in base al decreto, adottare i provvedimenti necessari a promuovere la concorrenza nei mercati postali. L’attribuzione delle funzioni regolatorie all’Agenzia anziché ad un’Autorità Indipendente non è inoltre conforme alle indicazioni europee.
Secondo l’Antitrust destano infine perplessità la mancata previsione di misure fondamentali per consentire la realizzazione di una concorrenza effettiva nel settore postale quali l’affidamento del servizio universale con procedure di evidenza pubblica, la revisione del suo perimetro e l’abolizione della riserva postale.
(dal Comunicato Stampa)
Roma, 15 gennaio 2011
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