giovedì 20 gennaio 2011

Che fine ha fatto l''allarme diossina'?

Nonostante l'‘allarme diossina’, sorto in Germania in seguito alla scoperta della contaminazione di ingenti quantità di uova e carni avicole, il Governo italiano ha deciso di non disporre il blocco delle importazioni degli alimenti a rischio dal Paese. La scelta è stata motivata "in ragione della tracciabilità degli alimenti come le uova a maggior rischio di contaminazione", e con la decisione di sottoporre gli altri cibi a rigidi controlli a campione.
Gli onorevoli […] e […] chiedono al Ministro della Salute di "fornire una risposta chiara in merito ai reali rischi, anche immediati, per la salute dei consumatori in caso di ingestione di cibi contaminati da diossina", anche in considerazione del fatto che, al momento, sugli alimenti tedeschi si attende ancora un dato definitivo.
RISPOSTA - Il Ministro della Salute Ferruccio Fazio spiega che i valori massimi di diossina stabiliti dalla normativa comunitaria sono "molto conservativi e, di fatto, il parametro di sicurezza è inteso cento volte inferiore al limite che può indurre in realtà tossicità nell'uomo".

Riflessione: ma allora, che senso ha porre dei limiti di legge, se poi questi si ritengono ‘molto conservativi’ e superati da valutazioni ‘di fatto’, che variano, in quanto tali, da interprete a interprete?
A nostro parere, è giusto che i consumatori italiani conoscano i termini della questione.
Riportiamo quindi, di sèguito, tutta l’interrogazione (n.3-01389) di qualche giorno fa, che abbiamo resa anonima per non dare senso politico alla segnalazione:

Il 27 dicembre scorso il Ministero dell'agricoltura tedesco dello Schleswig-Holstein veniva a conoscenza che una società aveva utilizzato oli industriali, idonei alla produzione di biodiesel, nella linea produttiva di mangimi per animali, producendo la contaminazione da diossina di uova e carni agricole e causando la chiusura di oltre 4.700 allevamenti di polli e suini. Il Ministero della salute tedesco rendeva noto che il livello di contaminazione delle uova era di tre o quattro volte superiore alla soglia consentita, salvo poi essere corretto dal citato Ministro che avrebbe parlato di valori di contaminazione pari a 78 volte quelli consentiti. L'associazione di consumatori tedesca Foodwatch denunciava invece il superamento dei limiti di legge fino a 164 volte. Le autorità sanitarie tedesche segnalavano comunque l'assenza di un rischio sanitario acuto come conseguenza del consumo per un breve periodo di uova e carni agricole contaminate ai livelli riscontrati.
Le chiediamo pertanto, signor Ministro, in considerazione delle ulteriori gravi notizie riguardanti la diossina rinvenuta nelle carni suine in Germania, se possiamo avere una risposta chiara in merito ai reali rischi, anche immediati, per la salute dei consumatori in caso di ingestione di cibi contaminati da diossina.
FERRUCCIO FAZIOMinistro della salute. Signor Presidente, onorevole […], i valori massimi di diossina stabiliti dalla normativa comunitaria sono di un picogrammo per grammo di grasso per le carni suine, tre picogrammi per grammo di grasso per le carni bovine e tre picogrammi per le uova.
I criteri con cui vengono posti i valori massimi sono molto conservativi e, di fatto, il parametro di sicurezza è inteso cento volte inferiore al limite che può indurre in realtà tossicità nell'uomo.
Quanto al riscontro di derrate alimentari in Germania, innanzitutto la diossina è stata trovata in 18 campioni di uova e un unico campione di carne suina, con un valore di 1,51 picogrammi. Cos'è un picogrammo? È un miliardesimo di milligrammo.
Poiché in condizioni normali c'è diossina nell'ambiente e negli alimenti, un uomo che pesa 60 chilogrammi ha un carico corporeo di diossina dovuto alle normali esposizioni ambientali di circa 350 mila picogrammi complessivi. Quindi, è chiaro e intuitivo che per modificare in maniera significativa questo carico corporeo l'uomo dovrebbe ingerire centinaia di chilogrammi di carne suina contaminata al livello trovato nell'unico allevamento suino risultato positivo nella bassa Sassonia.
Infatti, l'EFSA, che è l'Agenzia per la sicurezza alimentare, ha stabilito come dose settimanale accettabile di assunzione di diossine per la dieta un valore di 14 picogrammi per ogni chilo di peso corporeo dell'uomo. Quindi, un uomo di sessanta chili tollera 840 picogrammi alla settimana di diossina, che equivarrebbe all'assunzione di 140 chili alla settimana di carni suine ai livelli trovati nella bassa Sassonia.
Ricordo che nel 2008 in Irlanda c'era stato un fenomeno analogo di diossine nelle carni suine e che l'EFSA, nonostante il livello fosse di cento volte superiore, cioè si parlava di 200 picogrammi per grammo all'epoca, aveva dichiarato che anche con consumo giornaliero a base solo di carne suina altamente contaminata non vi sarebbero stati accertamenti negativi per la salute.
Quindi, escludiamo che allo stato attuale, sulla base di queste informazioni, ci sia alcun rischio per la salute del consumatore italiano.
Quanto, invece, al piano dei controlli, in via precauzionale, domani avremo una riunione con l'Istituto superiore della sanità e gli istituti zooprofilattici delle regioni e al termine daremo comunicazione alla stampa della situazione del piano dei controlli.
PRESIDENTE. L'onorevole […] ha facoltà di replicare.
ONOREVOLE […]. Signor Presidente, la ringrazio signor Ministro per essere stato così puntuale nel rispondere al nostro quesito. Vorrei però far presente che, come lei sa, la diossina funziona per accumulo, cioè danneggia l'organismo nel corso del tempo a causa dell'accumulo che si forma. È chiaro che bisogna comunque fornire dati precisi, dato che la Germania non ha fornito questi dati e mi risulta che si stiano facendo ancora dei controlli per capire esattamente quale fosse l'ammontare concreto di diossina presente in questi prodotti.
Dico, però, che qui c'è anche un altro problema, cioè quello di tutelare, da un lato, la salute dei consumatori italiani e, dall'altro, anche quello di tutelare gli stessi prodotti dell'agroalimentare italiano.
Quindi, per il primo punto, noi ci permettiamo di suggerire anche una proposta italiana da fare in Europa, cioè quella di imporre la separazione degli impianti che producono grassi per alimentazione animale da quelli che ne producono per uso industriale. Ad esempio, questo è un primo passaggio.
Mi permetto di dire anche che forse sarebbe opportuno, almeno per questo periodo, fino a quando anche la Germania non abbia fatto delle rilevazioni precise, bloccare l'ingresso dei prodotti di questo tipo che provengono dalla Germania.
Inoltre, suggerirei anche che forse sarebbe importante il discorso sulla tracciabilità dei prodotti, così come pare che si stia iniziando a fare anche a livello di Ministero dell'agricoltura, sia di quelli che sono consumati direttamente, sia per tutto ciò che comporta la lavorazione di questi prodotti. Si pensi al fatto che le uova sono comunque contenute in molti prodotti lavorati.
Quindi, occorre lavorare sulla tracciabilità dei prodotti italiani, che comunque sono abbastanza controllati già da adesso, e direi anche di far sentire la nostra voce in Europa a tutela dei nostri prodotti.

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