lunedì 25 ottobre 2010

Cosa accade al mercato delle Assicurazioni?

I recenti interventi dell’Autorità Garante della Concorrenza sulle inefficienze concorrenziali nel settore assicurativo.

Negli ultimi sei mesi, l’Autorità che vigila sulla Concorrenza e sul Mercato ha affrontato in due occasioni la questione inerente gli aspetti concorrenziali del settore RC Auto.
Il 6 maggio 2010 (provv. n. 21091/2010), infatti, l’Autorità procedeva ad un’ ‘indagine conoscitiva’ riguardante la procedura del risarcimento diretto e i suoi effetti sulla concorrenzialità del Settore. L’Autorità, si ricorda, ha sempre spinto molto su tale argomento, in quanto “tale innovativa modalità risarcitoria […] comporta l’estensione del confronto competitivo dall’ambito tradizionale dei premi e delle garanzie, a quello dei servizi liquidativi, con potenziali effetti incentivanti rispetto alla propensione alla mobilità degli assicurati”, oltre ad instaurare un “più chiaro e diretto rapporto tra compagnia ed assicurato”.
Tuttavia, nonostante siano passati oltre tre anni dall’introduzione di tale nuova filosofia risarcitoria, “le evidenze di mercato mostrano il permanere di alcuni profili di criticità”, in quanto risulta, contrariamente alle aspettative, che “il livello dei premi applicati dalle compagnie per i contratti RCA avrebbe conosciuto negli ultimi anni incrementi significativi e generalizzati”, con aumenti ‘medi’ del 15 %, sino ad oltre il 30% per l’assicurazione dei motocicli.
Con lo scopo di analizzare i motivi che hanno portato a tali importanti ed inattesi aumenti, l’Autorità ha quindi espresso l’esigenza di effettuare “una ricostruzione attendibile dell’andamento dei prezzi effettivi e dei costi del settore RCA” ed una verifica delle “modalità e [del]le tecniche con le quali viene determinato l’importo del forfait, i parametri ed i criteri sottesi alle decisioni adottate di volta in volta in ordine all’introduzione di correttivi al sistema di compensazione, nonché le diverse politiche di controllo dei costi dei risarcimenti adottate dalle compagnie”.
L’Autorità ha, quindi, richiesto e ricevuto da poco tali dati dalle Compagnie di assicurazione, dati che sono in fase di elaborazione e i cui risultati saranno, all’esito, pubblicati.
Ma successivamente, precisamente il 29 settembre u.s., il Presidente dell’Autorità, Antonio Catricalà, ha esposto più nel dettaglio le caratteristiche degli aspetti concorrenziali nel mercato delle Assicurazioni innanzi alla Commissione Industria, Commercio e Turismo del Senato della Repubblica.
Il Presidente Catricalà parte da un dato fondamentale, cioè che “nonostante l’inizio della liberalizzazione sia stato decretato, in attuazione del diritto comunitario, fin dal 1994, non si è attivato un efficace processo concorrenziale e conseguentemente non si è avuto un riflesso positivo sul contenimento dei prezzi”. Se tuttavia tale caratteristica può essere non rara, anche a livello internazionale, in mercati come quello assicurativo o finanziario, dove i servizi vengono scelti dal consumatore “attingendo ai suggerimenti di determinati intermediari cui si riconosce una particolare fiducia (l’agente come l’addetto allo sportello bancario)”, tuttavia vengono specificate “ulteriori criticità […] dal lato dell’offerta” all’interno del mercato italiano.
Oltre infatti a “comportamenti apertamente collusivi” verificati e sanzionati in alcune occasioni da parte dell’Autorità (es.: scambio di informazioni tramite un’organizzazione comune, nel 2000), vi sono altre “criticità di struttura non facilmente risolvibili ”.
Una, ad esempio, è rappresentata dal “numero rilevante di partecipazioni incrociate” tra le diverse Compagnie, nonché dalla “moltiplicazione degli incarichi di direzione per le stesse persone fisiche che si trovano nella direzione di imprese che dovrebbero essere tra loro concorrenti”. L’Autorità cita, a riguardo, una sua indagine conoscitiva di fine 2008, dove emerge che, nelle Compagnie di Assicurazione che rappresentano circa il 90% del mercato attivo del settore, il 71% “presentava legami costituiti da amministratori comuni con i propri concorrenti”.
            Da qui, logicamente, l’Autorità rileva gli “esiti non concorrenziali” di compagini imprenditoriali tra loro vicendevolmente interlacciate, come venne sottolineato nel 2006, quando l’acquisizione di Toro Ass.ni da parte di Generali si inseriva in realtà nella più ampia logica di “costituire o rafforzare una posizione dominante collettiva” tra Generali-Toro e Fondiaria-Sai.
            Già nel 2003, data a cui risale l’ultima Indagine conoscitiva sul settore r.c.a., del resto, nella quale erano già state segnalate le criticità inerenti un continuo accrescimento dei premi, una sostanziale immutabilità delle quote di mercato e un limitato ingresso di operatori stranieri nel mercato italiano, le Compagnie stesse avevano indicato nel sistema del risarcimento c.d. ‘indiretto’ modalità di servizio che non incentivavano “comportamenti virtuosi da parte dei diversi soggetti coinvolti” e che comportavano che l’assicurato rimaneva “di fatto indifferente alla qualità del servizio nella fase di liquidazione dei sinistri”.
            Ma nonostante la realizzazione di nuove formule di distribuzione su Internet, l’inserimento del divieto di imposizione di prezzi minimi (2006) e, soprattutto, l’inserimento, nel 2007, del meccanismo del risarcimento diretto, le rigidità e le criticità del Mercato delle Assicurazioni, in Italia, non sembrano, “ad un primo sguardo”, essere affatto migliorate, non avendo avuto l’effetto di “orientare il mercato verso esiti di maggiore efficienza”.
            Infatti, a distanza di quasi tre anni dall’introduzione del nuovo meccanismo risarcitorio, sono stati “registrati fenomeni di sensibile incremento del premio” accompagnati, dal 2009, anche da un “peggioramento del rapporto tra costo dei sinistri e premi (Loss Ratio)”, che sottolinea come neanche i costi dei sinistri risultano essere sotto controllo.
            Ad un aumento dei premi che sarebbe arrivato, per alcune categorie di veicoli, anche a 20-30 punti percentuali, viene richiamata anche la conferma dei dati dell’Eurostat, che nel periodo giugno 2009 – giugno 2010, ha segnalato un aumento della tariffa media italiana del 7,7 %, a fronte di una media europea del 5,4 %.
            A tali aumenti, si aggiungono poi anche le “modalità poco trasparenti con cui gli incrementi di premio sono resi noti ai consumatori”, aspetto su cui l’Autorità ha ricevuto molteplici denunce da parte di associazioni di consumatori e che sarà oggetto di autonomo approfondimento.
            Altro aspetto molto delicato, è poi quello inerente i criteri di compensazione dei costi dei sinistri tra le singole Compagnie, sistema definito dall’Autorità “alquanto intricato nel quale peraltro sono lasciate indefinite molte questioni” ed al quale si aggiunge la “scarsa conoscibilità dei lavori e delle determinazioni del comitato tecnico che […] deve […] calcolare i valori da assumere a base delle compensazioni”, attività per la quale, peraltro, “non risulta prevista alcuna forma di pubblicità”.
            L’Autorità pertanto, in presenza di tali elementi, desume che, in virtù di queste opacità di sistema, “si aprono spazi per decisioni non pienamente efficienti, quando non addirittura opportunistiche da parte degli operatori, senza che sia possibile effettuare un efficace controllo”.
            Inoltre, l’Autorità lamenta anche la circostanza che non ha visto concretarsi, nell’interesse dei consumatori, la possibilità (art. 14, co.I, D.P.R. n. 254/06) di prevedere riduzioni del premio assicurativo a fronte di forme di risarcimento del danno “in forma specifica” (ovvero: riparazioni a mezzo di officine convenzionate). Lì dove infatti è già avvenuto, ciò è stato senza comportare riduzioni sul premio e da parte di Compagnie che adottano tale tipologia di risarcimento come unica modalità, e non già come facoltà alternativa (e meno costosa).
Il pregiudizio nei confronti dei consumatori, da questo punto di vista, risulta dunque essere duplice: da una parte, non avere modalità ‘alternative’ di risarcimento, di per sé meno costose (anche per la Compagnia); dall’altra, in caso di adozione unica (come è avvenuto), vedere ridotto il ventaglio delle officine di riferimento, i cui criteri di selezione e convenzione potrebbero peraltro anche non essere sempre ragionevoli, e non avere alcun tipo di informazione preventiva in ordine a tali soggetti fiduciari: aspetto, quest’ultimo, che, come sottolinea espressamente l’Autorità, potrebbe anche determinare la scelta di una Compagnia rispetto ad un’altra.
Come conseguenza diretta di tali prassi, poi, emergono anche altre problematiche legate alla Concorrenza ed al Mercato, ovvero ci si chiede “se queste prassi commerciali, anziché determinare gli attesi contenimenti dei costi, in realtà non si siano risolte soltanto in uno svantaggio per le carrozzerie di minori dimensioni non fidelizzate a grandi compagnie”.
Ma probabilmente la criticità principale evidenziata dall’Autorità è ancora un’altra. Contrariamente infatti ad ogni aspettativa economica relativa all’adozione del modello di risarcimento diretto, al di là di una apprezzabile velocizzazione sui tempi di liquidazione dei danni, l’altro effetto riscontrato è che “si sarebbe amplificata la tendenza alla sottostima dei danni riconosciuti ai propri assicurati da parte delle compagnie”.
Tali elementi quindi, comuni a tutto il mercato assicurativo, hanno fatto sì che la propensione a cambiare Compagnia assicurativa sia rimasta estremamente bassa, anche se leggermente migliorata (dal 6,3% nel 2006 al 9,3% nel 2009), a fronte di livelli europei ben più alti (a questo proposito, l’Autorità cita il dato britannico del 45%)…
Sul punto, viene limitata anche l’efficacia del c.d. ‘preventivatore’ curato dall’ISVAP, le cui indicazioni si limitano ai profili tariffari, “senza fornire alcuna informazione sui contenuti contrattuali delle diverse polizze, che possono essere tra loro differenziati in maniera anche assai rilevante”.
In sintesi, dunque, l’Autorità ribadisce l’estrema necessità della sua indagine, “volta a comprendere la ragione per cui il modello teoricamente efficiente dell’indennizzo diretto, nei fatti non sembra riesca a contenere adeguatamente i costi e i premi”, attingendo ad un campione societario che rappresenta “oltre l’80% in quote di mercato sui premi raccolti annualmente”.
Ancora una volta, all’esito di tale indagine, potremo dunque verificare e, come suol dirsi, ‘toccare con mano’ le singolari qualità, anche in questo settore, del ‘calabrone’ Italia.

Avv. Antonio M. Polito

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