Pubblico  la gentile mail inviatami dall'Ing. Toscano del Movimento Consumatori,  sportello di Catania, sul contenuto della quale, a breve, aggiungerò a  mia volta un commento.
Gent.mo Avv. Polito,
ho  estremamente apprezzato il suo articolo sulla "vera storia delle spese  di spedizione bolletta", forse attualmente l'unico che abbia fatto luce  sui reali contenuti delle note sentenze n. 3532, 3542 della Cassazione.
Ho provato ad aggiungere un commento sul suo blog ma c'è qualche script che genera errore e quindi non riesco a postare. 
Le comunico quindi in questa mail quanto volevo aggiungere [...].
Oltre  le suddette recenti sentenze  della SC, ve n'è una del 2005 che in un  breve passaggio evidenziava concetti che si contrappongono (evidenziando  quindi un contrasto giurisprudenziale all'interno della SC) a quelli  ora affermati dalla SC quando dice che "... La  spedizione della fattura non si presta ad essere ricondotta  all'operazione di emissione per il fatto che dell'art. 21, comma 1,  u.p., reciti, che "La fattura si ha per emessa all'atto della sua  consegna o spedizione all'altra parte ... consegna o spedizione della  fattura non costituiscono un segmento della fatturazione…”. Infatti, con la sentenza n. 16702 del 2005, la SC richiamava lo <<… esatto adempimento degli obblighi di fatturazione e di registrazione di cui agli artt. 21, 23, 24 e 25 del citato D.P.R. (NDR: 633/1972) - secondo i quali il cedente deve emettere la fattura per l'operazione imponibile, annotarla nel registro delle fatture e trasmettere copia,… , al cessionario …>> evidenziando quindi l’obbligo  di consegna o spedizione della fattura all’altra parte, obbligo che  invece non appare più tale nelle più recenti sentenze della SC prima  richiamate, sebbene secondo il comma 8 dell’art. 21 del DPR 633/1972 "le spese di emissione della fattura e dei conseguenti adempimenti e formalità non possono formare oggetto di addebito a qualsiasi titolo"; secondo il comma 1: "La fattura si ha per emessa all'atto della sua consegna o spedizione all'altra parte"; secondo il comma 4: “La fattura in formato cartaceo è compilata in duplice esemplare di cui uno è consegnato o spedito all’altra parte”,  ergo, secondo me, consegna o spedizione sono un preciso dovere di chi  emette la fattura e fanno parte dell'emissione della fattura e quindi le  spese di questa emissione “non possono formare oggetto di addebito a  qualsiasi titolo. 
Inoltre la recente sentenza n. 6510/2009 del Tribunale di Napoli , successiva alle suddette sentenze n. 3532-3542/2009 begin_of_the_skype_highlighting              3532-3542/2009      end_of_the_skype_highlighting della Cassazione, condanna ancora la Telecom per l’addebito delle spese di spedizione, affermando che <<… deve  rilevarsi come la consegna o la spedizione della fattura facciano  certamente parte – conformemente a quanto sostenuto da altri giudici di  merito – dei “conseguenti adempimenti e finalità” di cui all’art. 21,  comma 8, del PDR 633/1972, le cui spese non possono formare addebito a  qualsiasi titolo al cliente. Deve peraltro rilevarsi che la consegna  o spedizione della fattura  costituisce – secondo lo spirito della  normativa – elemento indispensabile del procedimento di emissione della  fattura che, senza la consegna o la spedizione, nemmeno pare  acquisire rilevanza giuridica esterna restando atto meramente interno  alla sfera giuridica dell’emittente. Inoltre, in relazione alla previsione contrattuale invocata da Telecom Spa, va  sottolineato come la clausola che attribuisce al cliente l’onere di  pagare le spese di spedizione della fattura è nulla proprio per  contrarietà alla norma imperativa di cui all’art. 21 sopra esaminato che  esclude che le spese per la emissione della fattura possano essere  addebitate al cliente. Il  carattere imperativo della cennata disposizione emerge dal fatto che  essa, per evidenti finalità di interesse generale, disciplina proprio la  ripartizione tra i soggetti interessati degli oneri connessi alla  imposizione fiscale. >> ed inoltre che <<... deve rilevarsi come in ogni caso il comportamento tenuto dalla appellante ... sia  da considerare contrario ai principi di buona fede e correttezza  ponendo necessariamente a carico del cliente oneri aggiuntivi (cfr. l’orientamento seguito di recente dalla Suprema Corte nelle sentenze richiamate dalla stessa parte appellante).>>,  laddove quest’ultima costituisce affermazione di un principio di  carattere generale che prescinde dal particolare rapporto contrattuale  con una specifica società.
Spero lei possa riportare queste mie note sul suo blog, qualora le ritenesse fondate e degne di essere divulgate.
Cordialmente,
Ing. Giuseppe Toscano
consigliere "Movimento Consumatori" sportello di Catania
www.movimentoconsumatorict.it(pubblicato originariamente in data 11.12.2009)
 
 
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